Primo

Cade in frantumi la sabbia soffiata in fornace.
Fischia un treno a vapore
che corre
contro tempo.
Scorrono rapide autentiche emozioni di stagioni trafitte dalla freccia di Cupido.

Inizio ad insultare quello stronzo del capotreno:
“Non voglio ferirmi
con il cristallo di quelle lacrime solide e coltelli!!
Sono lame che illuminano
squarci di morbida seta!! “

Mi sperdo.
Come un grano di polvere,
spinto da passi di piedi,
nascosto,
dove mani di una lucida serva,
non passano con lo straccio alcolico.

In apnea mi immergo,
negli abissi
di quel me immobile nella nebbia di pietra.

Un incosciente
battito di ciglia
scatta un fosco fotogramma :

è la pesante quercia nudache mi ripara timidamente

da uno schermo di spettri,

lenta pioggia d’acqua

che mi avvolge.

Sono. 
Ora.
una fragile impalcatura
di bianco velluto.

Francesco Nordio